Memoria spedita da/Memory sent by: Carlo.Giabbanelli il 26.12.2018
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Chiunque
può scrivere le sue memorie su Connected Memories _ Connected
Memories è un tentativo di interpretare esteticamente le
nostre memorie e la memoria in generale.
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cancellati
English
Anyone can write their own memories on Connected_Memories. Connected_
Memories is an attempt to aesthetically interpret our memories and
memory in general.
Note: the inserted texts can be corrected, but not cancelled |
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riferimento temporale/time reference : 1960
(Non) si chiamava Silvia
Per quasi 60 anni è stata solo un faccino intelligente in una vecchia foto. Quando avevo cinque anni era la mia fidanzata - o almeno i grandi dicevano così - e fummo ritratti insieme.
Era probabilmente una domenica mattina, a giudicare dai vestiti della festa; c'era anche la sorellina maggiore che a me rimaneva antipatica, non so perché. Io nella foto sto nel mezzo, con una smorfia soddisfatta e do le mani a tutte e due. Un vero cavaliere fra due dame.
Poco dopo la sua famiglia si trasferì e io non la rividi più, la mia fidanzata. Ogni tanto mi capitava di guardare l'album delle fotografie e ripensavo a lei. Sarà che era andata via troppo presto, sarà che non avevo più avuto fidanzatine da bambino, sarà che era proprio bellina ma a quell'unica foto insieme dedicavo sempre un'attenzione speciale.
A un certo punto ho cominciato a credere che si chiamasse Silvia. Questo è interessante, visto che in realtà si chiamava Vanda.
Perché è avvenuto il lapsus?
In effetti a me succede spesso di confondermi coi nomi ed è difficile spiegare l'errore anche se poi un senso, alla fine, c'è sempre. Per esempio per anni ho creduto che un vecchio mitico gatto di casa, morto prima che io nascessi, si chiamasse Nerone, quando invece si chiamava Carnera. I due nomi hanno in comune "ner", una specie di ponte linguistico. Non a caso quindi mi ero convinto che fosse nero (invece era grigio) e probabilmente questo è il nodo centrale del lapsus.
Anche per Silvia-Vanda c'è una "v" in ambedue i nomi; il ponticello è più stretto, ma credo di riuscire ad andare un po' più a fondo nella spiegazione. Bisogna però fare entrare in scena un altro personaggio.
Per molti anni Vanda fu la mia prima e unica fidanzata: al mio paese le scuole elementari separavano purtroppo i maschi dalle femmine. Così per cinque anni le mie frequentazioni furono esclusivamente maschili.
Solo alle medie ricominciai ad avere contatti con l'altro sesso: disabituati, un po' impauriti, maschi e femmine ci raggruppavamo sui due lati opposti della classe, separati rigorosamente dal passaggio centrale fra i banchi.
Di là dalla frontiera, nel territorio delle femmine, in mezzo a quella moltitudine vestita di nero (per loro era obbligatorio il grembiule) cominciai a notare qualcuna.
Vanda mi doveva essere rimasta proprio nel cuore perché fra tutte – me ne rendo conto solo adesso – scelsi quella che le somigliava di più: come lei minuta, sguardo intenso, naso importante. Si chiamava Silvana.
Naturalmente non seppe mai niente del mio interesse nei suoi confronti, anzi litigavamo piuttosto spesso, un po' per l'incipiente adolescenza, un po' per i caratteri puntuti; ma mi faceva battere il cuore.
Ed eccoci qua: Vanda-Silvana-Silvia. Una crasi fra due amori infantili, un nome che si riverbera all'indietro trasportato da una "v".
È interessante dire come ho scoperto l'errore: è bastato mettere la foto su Facebook e dopo neanche mezz'ora ho saputo nome, cognome e destino della mia prima fidanzata. Ora Vanda è una bella signora con i figli grandi, vive in tutt'altra parte dell'Italia e non credo proprio si ricordi di me. Ah, una delle figlie si chiama Silvia.
'AGGANCIA' a questa una tua memoria / 'HOOK' to this memory a memory of yours
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