Memoria spedita da/Memory sent by:
calvin
il 24.9.2005




Chiunque può scrivere le sue memorie su Connected Memories _ Connected Memories è un tentativo di interpretare esteticamente le nostre memorie e la memoria in generale.
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Anyone can write their own memories on Connected_Memories. Connected_ Memories is an attempt to aesthetically interpret our memories and memory in general.
Note: the inserted texts can be corrected, but not cancelled

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riferimento temporale/time reference : 1963.....forse '64


uno stupido scherzo

Forse avevo sette anni, non ricordo bene, ….forse otte.
Ricordo che era inverno. La cucina economica era accesa e io come al solito quando non avevo altro con cui giocare ero li intorno ad armeggiare.
Mi piaceva stare intorno a quella cucina sempre calda, con quel tubo bianco ,caldo, che finiva al soffitto.
Spesso toglievo quei cerchi di ghisa e buttavo dentro di tutto solo per vedere come bruciava.
Mi piaceva stare intorno al fuoco, guardarlo, perdermi nelle sue danze.
Altre volte lasciavo cadere gocce d’acqua sul piano infuocato per sentirla sfrigolare e evaporare in un attimo.
Altre volte infilavo nel fuoco l’attizzatoio fino a farlo diventare rovente e poi con questo marchiavo a fuoco i legni accanto alla stufa.

Quella sera era così che passavo così il mio tempo.
Ho negli occhi le immagini nitide come se ancora fossi li, io bambino, con ancora i pantaloni alla zuava che cercava di non annoiarsi.
Mia madre, anche lei, era li sulla sedia vicino al fuoco.
Mia sorella sulle sue gambe.
Mia madre la faceva divertire, forse le raccontava storie, storie della sua terra. Ridevano ed erano contente.
Io un po’ ascoltavo, un po’ facevo i miei giochi.
Non so come ad un certo punto, mia madre ridendo dice a mia sorella che lei era figlia sua mentre io non lo ero figlio, ma che mi aveva preso da degli zingari passati di lì.
Ricordo ancora come quelle parole, dette così, scherzando, mi raggiunsero e mi lasciarono di gelo e pieno di sgomento.
Non sapevo che dire. Non sapevo che fare. Dopo un attimo domandai: “ ma è vero?”
“Si” disse ancora, scherzando, mia madre.
Io non lo presi come uno scherzo.
Continuai a chiedere : “è vero?” per diverse volte e poi sentii che le lacrime non ce la facevano più a stare al loro posto e, senza singhiozzi, cominciavano a riempirmi gli occhi e a bagnarmi le guance, ormai lontanissime dal fuoco caldo.
Allora mia madre, sempre ridendo, mi abbracciò, finii anch’io sulle sue gambe insieme a mia sorella.
Mi rassicurava ora.
Diceva: “non è vero! sei figlio nostro!”
Io cercavo di crederle. Mi sforzavo di crederle.
Ma avevo paura che ora stesse mentendo, ………che davvero fossi figlio di zingari …………e che lei non fosse la mia mamma, ………….che ora lo dicesse per rassicurarmi.
Alla fine mi calmai, ma per giorni ho vissuto con una grande angoscia dentro.
Con la paura che un giorno gli zingari ritornassero a riprendersi il loro figlio
Di chi ero figlio?
Chi ero?
Il tempo guarisce…. Forse..... e piano, piano l’angoscia mi lasciò.
Quello che non mi ha mai lasciato e il ricordo di quei momenti.
Lo so, era uno scherzo.
Era uno stupido scherzo, fatto a un bambino troppo credulone.
Era uno stupido scherzo.
Stupido e doloroso.



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