Memoria spedita da/Memory sent by: claudio.pozzi il 17.8.2005
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Chiunque
può scrivere le sue memorie su Connected Memories _ Connected
Memories è un tentativo di interpretare esteticamente le
nostre memorie e la memoria in generale.
Nota: i testi che si inseriscono possono essere corretti, ma non
cancellati
English
Anyone can write their own memories on Connected_Memories. Connected_
Memories is an attempt to aesthetically interpret our memories and
memory in general.
Note: the inserted texts can be corrected, but not cancelled |
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riferimento temporale/time reference : 7 ,2005
cambio gioco
cambio gioco e vi mando una lettera scritta qualche tempo fa ad un gruppo di persone che si stanno confrontando sul tema della decrescita. Felice.
Ora mi viene più facile condividere una "memoria" più recente che andare a grattare indietro nel tempo. Farò anche questo. Ce n' duemila.
Ma di far politica non ho quasi mai smesso. A modo mio.
Scusatemi, son sangue misto, bastardo, meticcio. Prendetemi per quelche sono e non aspettatevi da me integrità mentale, morale o materiale. Potrei essere a disagio in qualsiasi situazione “pura” se la dovessi frequentare più di due o tre giorni Sono un uomo di frontiera con un piede di qua ed uno di là. A volte volo e a volte mi immergo. In mare, certo, ma anche nella cacca.
Ho avuto spesso molto da dare. Oggi un po’ meno. Ho quasi perso l’abitudine.
Invecchio male. Sento di dover correre ai ripari.
Faccio fatica per un nonnulla, Per rimontare finalmente il mio vecchio scaldabagno a legna ho perso due giorni e ancora devo finire. Ma ne vado fiero. Osservo con tristezza il mio piccolo patrimonio di erbe aromatiche/officinali che tirano a campare, inutilizzate e ridotte a gradevoli cespugli da arredamento. Aspetto con timore l’inverno in questa casa dai soffitti altissimi che nei mesi freddi non vede una bava di sole. Quanta legna dovrò bruciare per aver comunque freddo? Cosa dovrò fare per poterla comprare? Quanto GPL brucerò con l’automobile per poter bruciare legna nelle stufe? Quante “telefoninate”?
Sono i conti terra terra della sopravvivenza quotidiana, non necessariamente solo economici, che arrivo a discutere in un’iniziativa come questa. Il dialogo sui massimi sistemi della mia o dell’altrui coerenza, lo affronto volentieri vis a vis consapevole che spesso lasci comunque il tempo che trova. L’autoanalisi, per quanto mi riguarda, è sempre stata più produttiva. Almeno per quello che ricordo. Si, lo confesso, non la pratico più da tempo. Potrei qui impegnarmi a riprendere quella sana pratica meditativa. Nel frattempo non credo che in questa avventura sulla decrescita, cui ho aderito con entusiasmo, dovrò necessariamente sposare qualcuno o metter su ditta con qualcun altro. Nel caso vedremo. Ora vorrei dare un contributo, vago, ma che può meglio concretizzarsi, credo senza troppo sforzo. La decrescita è una necessità e se decresce anche quel pezzo di merda disonesto del mio vicino di casa non mi fa altro che piacere. Se non altro avremo più tempo ed energie per chiarirci.
Nel mio vivere da spettatore distratto di questi ultimi anni, ho ultimamente buttato l’occhio su un paio di “cosette” che vi voglio segnalare. In Danimarca o giù di lì è nata una birra Open Source la cui ricetta è utilizzabile e migliorabile da chiunque lo voglia fare, anche a scopo commerciale. Unico vincolo è la citazione della fonte e la messa in circolazione delle modifiche effettuate.
A Verona o giù di lì è nata una compagnia telefonica noprofit che dà lavoro quasi esclusivamente a persone disagiate e pratica tariffe popolari.
Se voglio un forno solare posso acquistare a poco prezzo un opuscolo col progetto, scaricarlo gratuitamente da internet, oppure ordinare il prodotto finito al suo progettista che, giustamente, si farà pagare.
Le cose sono molto diverse fra loro ma danno il segno di quanto spazio ci sia per la circolazione di idee ed iniziative concrete che non annullerebbero la circolazione di noi bastardi ma sicuramente contribuirbbero al miglioramento della qualità della vita di tutti. Nel dialogare brevemente con l’amico Gianni Fazzini, qualche tempo fa, sono stato messo in guardia rispetto alla velleità di costruire reti che finiscono spesso per ripiegarsi su se stesse. E per creare ridondanza rispetto ad iniziative già esistenti.
Quello che desidererei è dare vita allo scambio reale di know how, cioè di ovviare a quella coercizione millenaria per cui il sapere va trattenuto, per dargli valore sul mercato.
Io, per esperienza, sono convinto che più il sapere circola e meglio vivo. Meno bisogno di soldi ho e più ricco sono: meccanismo bifronte che funziona se ho la possibilità di scambiare il mio tempo e la mia competenza nella maggior numero possibile di occasioni venendo altresì pagato equamente quando è il caso. E se, di base, posso contare su un buon livello di autosufficienza. Autosufficienza come panacea: economia concreta, antidoto agli specialismi ciechi della nostra epoca, e alla divisione fra lavoro intellettuale e lavoro manuale, fonte sicuramente di ingiustizia ma anche di reciproche ignoranze. Autosufficienza come porta verso capacità relazionali e di mutualità raramente perseguibili nell’economia di consumo.
Ma torniamo al concreto: è possibile dar voce e direzione alle migliaia di iniziative già esistenti? E’ possibile aiutarle a prosperare moltiplicandosi? In altre parole: come crescere nella decrescita? In fondo non si tratta che di dar piena consapevolezza e mezzi a quanti, più o meno coscentemente operano in questa direzione. Io, per ora, non ho le idee molto chiare su quale sia lo strumento più idoneo a concretizzare risultati. So che manca, so che è necessario, ma stento a capire quale possa essere. Un nuovo sito? Una nuova rivista? Una nuova associazione? Tutte e tre le cose? O nessuna delle tre?
'AGGANCIA' a questa una tua memoria / 'HOOK' to this memory a memory of yours
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