riferimento temporale/time reference : proprio ora


la cura 3

Dite davvero che questa è una cura? Certo, riflettere su di sé aiuta sempre. Certo, parlare con gli altri fa sempre bene. Ma quanto raccontiamo di noi? Come lo raccontiamo e a chi?
Io non riesco a parlare delle mie paranoie più profonde, né dei miei amori, né di un sacco di altra roba. Quando racconto, poi, elaboro un'estetica, che è come dire un'ideologia. In altri termini fornisco più o meno direttamente un'interpretazione a quanto racconto. Cioè il mio ricordo è già fornito di senso: quello che gli ho dato io. Non è proprio il massimo dell'apertura, ammettiamolo.

Nel mio primo stage CEMEA feci un'attività che mi costò molto. Gli istruttori ci avevano portato al limitare di un bosco. Era il crepuscolo; eravamo in piedi, in silenzio. Quando uno si sentiva pronto poteva dire il proprio nome nel modo che gli pareva più adeguato.
Fu terribile. Scoprii che, in quella solennità naturale, non riuscivo a trovare il modo di dirmi. Alla fine lo feci, per non sentirmi proprio coglione: lo dissi velocemente, sottovoce, vergognandomi come un ladro. Mi vergognavo del mio nome, cioè mi vergognavo di me. Avevo venti anni allora.

Partecipare a CM è un po' come quel gioco: ci si propone agli Altri, a tutti gli Altri insieme, quando e come vogliamo noi. La sfida è vedere se si riesce ed è interessante capire con quale strategia. Gli Altri stanno lì, nella penombra, e non possono che rispondere proponendo se stessi agli Altri che siamo anche noi.
Boh?


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