Memoria spedita da/Memory sent by: Carlo.Giabbanelli il 5.5.2005
memory padre/father Gatti e Susanna memories figli/sons L'esperimento
File multimediali allegati a questa memoria/Multimedia files enclosed to this memory: Nerone - image
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riferimento temporale/time reference : 1971
Carnera
Un giorno mio padre venne giù dalla soffitta con in mano la mummia di un gatto. Sembrava di cartone: i peli erano completamente scomparsi e la pelle era gialla, coriacea, piuttosto polverosa. Il babbo si divertiva a dare pizzicotti con l'unghia per far sentire il rimbombo della pelle tesa sullo scheletro. Il gatto era morto acciambellato e la mummia aveva mantenuto alla perfezione quella forma. Era talmente ben conservato che anche le orecchie erano quasi intatte. Il muso, appoggiato sopra una zampa, aveva un labbro sollevato che lasciava vedere i denti aguzzi. La coda si snocciolava in un rosario di vertebre tenute ancora insieme dalla pelle. Era una vista un po' macabra ma affascinante.
Mio padre diceva che quel corpo era appartenuto ad un gatto grigio di nome Carnera, vissuto negli anni trenta. Raccontava che era un gattone; era così grosso che quando la famiglia pranzava, lui si alzava sulle zampe posteriori, appoggiava con fare autoritario una delle zampe anteriori sul bordo della tavola e dava un'occhiata.
Un giorno scomparve, come spesso fanno i gatti. Molti anni dopo il babbo lo aveva trovato in una soffitta molto bassa e poco frequentata. Era dentro una cassetta piena di trucioli di legno che ne avevano assorbito i liquami; una finestrella sempre aperta doveva aver garantito la ventilazione. Mio padre si disse che Carnera doveva essersi rifugiato lì quando si era sentito male, in un posto quieto dove poteva morire in pace. Osservò con attenzione il corpo, sentì che ancora emetteva un po' di cattivo odore e notò che manteneva qua e là tracce di pelo. Pensò che come era stato lì per venti o trenta anni poteva rimanerci altrettanto. Non disse niente a nessuno, ma di quando in quando andava a vederlo. Quando ritenne che fosse pronto per essere presentato in società , lo spolverò con delicatezza e lo portò in casa. Fece costruire una teca in vetro per Carnera. Mia madre, contagiata da quella bizzarria, cucì un cuscino in raso bianco e da allora la mummia troneggia nel salotto dei miei, sopra il ripiano di una specchiera. Fino a qualche anno fa il babbo portava tutti i visitatori a vedere Carnera. Qualcuno non riusciva a nascondere del tutto lo sconcerto.
Il babbo amava molto i gatti, come me del resto; credo che di Carnera apprezzasse il modo signorile con cui aveva scelto di ritirarsi lasciando un ricordo così particolare. Era rimasto talmente colpito da quella faccenda che quando di recente morì un altro bellissimo gatto grigio che frequentava casa dei miei, ne depose il corpo sopra delle assi che aveva agganciato alle travi di un capanno: voleva ripetere l'esperimento. Le assi sono ancora appese là e io non so cosa ci sia sopra. Ora che anche mio padre è morto bisognerà guardarci, prima o poi.
(se qualcuno avesse già letto questa memoria, si sarà accorto che in precedenza il gatto si chiamava Nerone e ora l'ho corretto in Carnera. Si è trattato di un lapsus; insieme al suo opposto, il documento, credo che costituiscano le colonne principali della memoria. Comunque la foto si chiama ancora così perché non so come cambiare il nome. Augh.)
'AGGANCIA' a questa una tua memoria / 'HOOK' to this memory a memory of yours
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