Memoria spedita da/Memory sent by:
claudio.pozzi
il 27.2.2005




Chiunque può scrivere le sue memorie su Connected Memories _ Connected Memories è un tentativo di interpretare esteticamente le nostre memorie e la memoria in generale.
Nota: i testi che si inseriscono possono essere corretti, ma non cancellati

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Anyone can write their own memories on Connected_Memories. Connected_ Memories is an attempt to aesthetically interpret our memories and memory in general.
Note: the inserted texts can be corrected, but not cancelled

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riferimento temporale/time reference : adolescenza


tuffi

Mi mancano i tuffi. Per carità, proprio l’ultima estate ne ho fatti molti, belli e gratificanti.
Il posto era quanto di meglio potessi desiderare. La scogliera a sud di Livorno dove ho imparato a precipitarmi giù da altezze connsiderevoli prima ancora che a nuotare. Profumi particolari di flora mediterranea misti al puzzo delle cacche lasciate in qua e in là ti accompagnano nella discesa al mare, ora come allora.
Ma non è questa la nostalgia che mi colpisce adesso.
E’ un’esperienza più tardiva, legata all’adolescenza trascorsa a Vernazza che mi fa tornare indietro nel tempo alla ricerca di un moto vitale, forse un po’ artistico, forse professionale.
Vitale è certo. Nudi al sole, l’acqua salata i brividi, la stanchezza improvvisa e i lunghi sonni ristoratori.
Artistico mi viene in mente ora, a distanza di anni dopo averne frequentati tanti di artisti:
quelli veri esprimono necessità, anzi urgenza la chiamano. Urgenza di esprimersi. Per me, per noi, era urgenza di correre in fondo allo spiaggione, arrampicarsi sugli scogli e dar luogo alla sfida: non era mai un tuffo qualsiasi quello che stavamo per fare. Era un tuffo di cui sentivamo tutta l’urgenza ma che andava studiato, meditato.
Un crepaccio fra due scogli là sotto il pelo dell’acqua nel quale infilarsi senza possibilità di errore dopo un volo di alcuni metri, oppure uno slancio in aria per poi cadere in poche decine di centimetri d’acqua.
Quante volte ho esitato, quante volte ho abbandonato, per poi tornare a contare, trattenendo il fiato, vivendo il tuffo come emozione, ad occhi chiusi e senza fiatare.
E poi il volo, le rocce che sfrecciavano a millimetri dalla pelle e sù di corsa di nuovo a riprovare.
Ed ancora lunghe esplorazioni a calcolare con calma altezze, distanze, profondità per tentare un’altra sfida ma senza lasciare nulla al caso.
Una dimensione che capisco solo ora, ricordandola con occhi da adulto che forse così meticoloso non lo è più stato. Eppure ne ho fatte di cose che richiedevano preparazione, che erano impossibili senza precisione. Ma almeno in questo momento non ricordo di aver provato più la stessa urgenza, la stessa attenzione.


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