è notte, nella casa i rumori sono quelli notturni, la caldaia, il termostato, la sveglia, producono suoni domestici a metà tra l'inquetante e il rassicurante. scrivo e ascolto in tv uno special su israele. in tv è giorno. il rumore dei tasti in primo piano non copre lo sfondo, sullo sfondo la voce di uno speaker. ci sono voci che si intrecciano tra loro, il racconto fuori campo si mischia alle voci in presa diretta, alle auto che passano, gli autobus,i rumori urbani , le radiotrasmittenti della polizia, le ambulanze, gli spari. "evitare dove possibile l'uso degli autobus" è la frase che fa da sfondo, ed ora in primo piano spari in sequenze regolari di 5. intermezzi musicali brevissimi di musiche jiddish, le parole che tornano come un dettato sono "posto di blocco" "checkpoint" "muro" "separazione assoluta" "barriera definitiva" "futura frontiera".... quello che sento non è più il risultato dell'ascolto ma il missaggio tra i suoni che sento ed i suoni che ho: ad una frenata improvvisa sul pulman che da gerusalemme portava a zvat, il rumore di decine di fucili cadere sul pavimento e finire sul fondo, il rumore del ferro e il battito del cuore, anche respiri, gomme da masticare tra i denti, lo stropicciare della bocca quando qualcuno di risveglia, inaspettatamente.



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